Il venerdì santo è davvero importante?

Aprile 17, 2006

Mi sono perso il Venerdì santo di questa Pasqua.

Siamo arrivati all’aeroporto negli Samoa giovedì sera per prendere il nostro volo verso la Nuova Zelanda, e poche ore dopo, siamo arrivati ad Auckland… il sabato mattina. Durante il tragitto, abbiamo attraversato la linea internazionale di cambiamento di data e abbiamo perso una giornata intera: il Venerdì santo!

Ma celebrare la Domenica della Risurrezione senza sperimentare il Venerdì santo ci dava un sentimento d’incompletezza e d’insoddisfazione. Perché la risurrezione può soltanto succedere dopo la morte. La gloria di Cristo può soltanto succedere dopo la sofferenza. Come lo dice l’espressione inglese: no pain, no gain (niente risultati senza sofferenza)!

Il messaggio cristiano centrale – il Vangelo che Paolo predicò ai Corinzi – era che “Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture, che fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:3,4). Tramite questo Vangelo, dice Paolo, siamo salvati.

Questo resoconto biblico della morte e della risurrezione di Cristo era commemorato da una minoranza fedele in tutta l’Europa questo fine settimana – ed il prossimo fine settimana, verrà celebrato dai fedeli ortodossi.

Oggigiorno, comunque, la stragrande maggioranza vive come se il Venerdì santo non avesse semplicemente nessuna importanza. Per gli Europei postcristiani e postmoderni, le storie sulla morte di Gesù sono semplicemente dei miti irrilevanti per la vita nel ventunesimo secolo. Sia per gli Europei musulmani, sia per gli appassionati del bestseller Il codice Da Vincidi Dan Brown, Gesù non è mai morto sulla croce. Secondo Brown, si era sposato con Maria Maddalena ed è un antenato delle famiglie reali europee. I Musulmani rivendicano che Gesù era soltanto svanito sulla croce, per poi riprendersi nella freschezza della tomba.

Anche uno dei miei scrittori favoriti, il rabbino Jonathan Sacks, i cui libri applicano regolarmente delle prospettive bibliche penetranti, rinnega le rivendicazioni cristiane legate agli eventi della Pasqua. Nella sua visione (ebrea standard), la morte e la risurrezione di Gesù non era il compimento dei temi dell’espiazione dell’Antico Testamento, e quindi non era l’evento centrale della ‘salvezza’ nella storia umana.

E quindi, su quale base i Cristiani rivendicano che il Venerdì santo è davvero importante?

In primo luogo, in base storica. “Domenica” ha soltanto senso se “Venerdì” è davvero successo. Niente crocefissione? Niente risurrezione. E vice versa. Senza la risurrezione, la croce era semplicemente nient’altro di una morte tragica. I resoconti di questi eventi nello spazio-tempo possono ancora essere indagati a distanza di duemila anni. Nessun ebreo contemporaneo avrebbe potuto fabbricare questa storia. Nessuno avrebbe scelto come Messia qualcuno che ha sofferto così vergognosamente. Nessuno avrebbe dato alle donne il ruolo di prime testimone della risurrezione. I primi testimoni oculari, indicati da Paolo in 1 Corinzi 15:5-8, hanno dovuto raccogliere le prove ed arrivare alla conclusione logica ed inevitabile. Sono stati costretti a riconoscere che quel che hanno visto, sia nella morte sia nella risurrezione, non era niente di meno che l’evento cerniera del destino umano.

In secondo luogo, in base teologica. I teologi hanno spiegato la croce in almeno tre modi diversi:

  • Da dimostrazione del grande amore di Dio;
  • Da riscatto pagato per liberarci dai legami delle forze del male rendendoci prigionieri;
  • E, da sacrificio necessario e perfetto per espiare il peccato umano.

Di recente, nei circoli evangelici inglesi, una polemica è scoppiata intorno a quest’ultimo punto, perché certi hanno invocato che “l’espiazione sostitutiva” giustificava falsamente la violenza e l’individualismo.

A volte, questi punti importanti, così come le loro varianti, sono stati inutilmente montati gli uni contro gli altri. Ma ognuno di questi rispecchia degli aspetti della verità biblica. Ognuno di questi incide sul modo in cui viviamo le nostre vite contemporanee. Gli Europei devono riscoprire l’amore di Dio come essendo sempre la più grande potenza trasformatrice sulla terra – per gli individui, per le famiglie, per le comunità e per le nazioni. Tutti, dobbiamo riconoscere il nostro bisogno di liberazione dalle forze davvero reali delle tenebre che agiscono in Europa nelle strutture collettive, nelle istituzioni sociali e nei centri di potere, così come in alcun altro luogo sul nostro pianeta.

E tutti noi dobbiamo perdonare, dobbiamo sapere che siamo perdonati, e dobbiamo essere liberati per perdonare gli altri e spezzare il ciclo della vendetta, del rancore e dell’invidia così frequente in Europa oggigiorno.

Ecco perché il Venerdì santo è davvero importante. E quindi, l’anno prossimo, organizzerò i miei viaggi più attentamente!




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