Può l’Europa essere risuscitata?

Aprile 21, 2003

“Cristo è risorto!”
“È davvero risorto!”

Nell’ultimo fine settimana, in tutta l’Europa, questo saluto poteva essere sentito in quasi tutte le lingue europee, mentre i Cristiani si radunavano per celebrare il bivio della storia.

Ma cosa questa confessione dovrebbe significare per il futuro del nostro continente?

Per certe persone, forse, Pasqua è semplicemente una celebrazione di ‘buoni sentimenti’ di meteo più caldo, di promesse di fiori nuovi e di anatre che si accoppiano – ed un sollievo benvenuto dopo le attività confuse in Iraq.

Per i Cristiani pensatori, senza dubbio, la Risurrezione è l’atto decisivo della nostra storia, la promessa che il meglio deve ancora venire, l’acconto di un futuro riscattato, l’inversione creativa dell’entropia dell’umanità.

La vita, la morte e la risurrezione di Gesù sono il paradigma ed il modello per tutta la storia – per gli individui e per il genere umano. Qualcuno una volta disse scherzosamente che la vita non era nient’altro che una condizione trasmessa sessualmente e finendosi con la morte. Ma la speranza cristiana è che la morte non è la fine. La morte si conclude con la risurrezione! La speranza cristiana è la speranza della risurrezione.

Gli scienziati che si basano sull’Illuminismo prendevano di solito in giro la nozione cristiana ‘ingenua’ della risurrezione. Gli scienziati quantici ritengono rispettosamente il loro giudizio, realizzando che più ne scoprono, meno ne sanno.

Ma anche se l’idea della risurrezione può provvedere un conforto personale quando si avvicina alla propria visita dal Mietitore, quale differenza ha per la nostra comprensione della nostra vita quotidiana? Per la nostra aspettativa del futuro della nostra vicinanza? Della nostra città? Del nostro paese? Dell’Europa?

Questa settimana, ho insegnato sul passato, sul presente e sul futuro dell’Europa nella nuova Scuola delle umanità e di scienza di Heidebeek. Anche se è perfettamente vero che la tradizione cristiana è stata il fattore più dominante nel modellamento della civilizzazione europea, sono colpito dal vuoto creato quando la speranza della risurrezione è rimandata esclusivamente al futuro distante.

Nelle visioni cattoliche, ortodosse e luterane, i rei e gli imperatori avevano il controllo di questo mondo mentre la Chiesa era custode del mondo seguente. Quindi, c’era poca visione per la trasformazione qui e ora. Il clero aveva ricevuto un ruolo privilegiato nella società, a volte chiamata il Primo Dominio, fin quando rispettavano la divisione dei poteri. Quindi, la maggior parte della storia europea che abbiamo imparato a scuola era la storia del trasferimento di potere da un gruppo all’altro. E la Chiesa ha troppo spesso giocato il ruolo di cappellano per chi era al potere.

Calvino capiva questo diversamente. Capiva la speranza della risurrezione come la ragione d’essere della missione cristiana nel mondo. La vocazione cristiana (la chiamata) era di plasmare il presente alla luce del futuro.

Jürgen Moltmann diceva questo: “Il Cristianesimo… è speranza, guardare avanti ed avanzare, rivoluzionare e trasformare il presente.” La speranza della risurrezione, diceva, è “il bagliore che soffuse tutto, qui, all’alba d’un nuovo giorno aspettato. Perché la fede cristiana vive in base alla risurrezione del Cristo crocifisso, e tende verso le promesse del futuro universale di Cristo.”

Nella sua opera classica ‘Teologia della speranza’, Moltmann si lamenta che “l’escatologia” è finita a significare la dottrina delle ultime cose, della fine, degli eventi che s’introdurrebbero in questo mondo da qualche parte, aldilà della storia. La fede cristiana ha troppo spesso escluso dalla sua vita la speranza del futuro tramite la quale era stata mantenuta ed è stata troppo spesso relegata il futuro verso l’aldilà. La speranza ha emigrato dalla Chiesa.

Ma l’escatologia riguarda la speranza, i nuovi inizi, egli scrive, l’implicazione della risurrezione ed il futuro del Signore risuscitato. Riguarda la speranza delle azioni di Dio nel futuro.

In linguaggio chiaro, questo significa che non dovremmo semplicemente stare con le mani in mano, aspettando che la fine arrivi, che le cose apocalittiche si producano. Non dovremmo neanche soccombere al pessimismo di fronte alla partecipazione in declino nelle Chiese ed il rinnego apparente del Cristianesimo da tanti Europei.

Perché vediamo dei segni del governo di Dio, del suo regno, che sfondano adesso nel (dis)ordine presente, la speranza della risurrezione ci stimolerà ad “aspettarci a grandi cose da Dio, e a provare grandi cose per Dio” secondo la famosa frase di William Carey.

La Risurrezione era totalmente inaspettata dai discepoli. Le azioni di Dio della speranza di risurrezione nella storia erano successi in tempi inaspettati da angoli inaspettati. Non c’è nessun modo di credere che Dio abbia già finito con l’Europa. Egli è ancora il Dio dell’inaspettato.

Gesù è infatti risorto quasi 2000 anni fa. Di conseguenza, possiamo avere speranza per una risurrezione nei piani di Dio nell’Europa odierna. Ma questo ci richiederà, da popolo di Dio, di vivere quotidianamente nella luce della speranza della risurrezione – tutto l’anno.




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