Il nono d’una serie sulla rivoluzione spirituale dietro alla caduta del comunismo, trent’anni fa.
Trent’anni fa, questa settimana, un evento notevole si produsse nella città di Lipsia, in Germania dell’Est, ispirando milioni di persone di andare nelle strade del paese e di demolire il Muro di Berlino, esattamente un mese dopo.
La Nikolaikirche (Chiesa San Nicola) fu il punto di partenza di questo movimento di ribellione pacifica contro il regime comunista oppressivo. La chiesa fu fondata verso il 1165 alla giunzione di due strade commerciali importanti, nord-sud ed est-ovest, e fu nomata in onore del santo padrone dei mercanti. Si dice che Lutero predicò qui. Johann Sebastian Bach fu maestro ed organista della corale, dal 1723 al 1750. Tante delle sue composizioni furono sentite per la prima volta in questa chiesa.
L’artista che dipinse un angelo di pace sopra l’altare, tanti secoli fa, non avrebbe mai saputo quanto la sua opera sarebbe stata profetica. Dal 1982, delle funzioni di preghiera per la pace furono organizzate il lunedì sera nella chiesa. Un movimento di protesta contro la corsa agli armamenti e per la giustizia ed i diritti umani iniziò a svilupparsi nella RDT (Repubblica Democratica Tedesca). La chiesa diventò il centro di questo malcontento, compresa l’agitazione per il diritto d’emigrare. Credenti come non credenti pregavano, discutevano e studiavano la pertinenza contemporanea dei profeti dell’Antico Testamento e degli insegnamenti di Gesù. La chiesa era l’unica istituzione in RDT che sembrava offrire una protezione contro la Stasi (Polizia di sicurezza dello stato).
Idea radicale
Il pastore della Nikolaikirche, Christian Führer, godeva dell’opportunità di parlare del Sermone della Montagna ad un pubblico affascinato. Sosteneva pure pubblicamente quelli che desideravano emigrare; ma alla fine dell’estate del 1988, un’idea più radicale si era stabilita: rimanere e manifestare per una Germania libera e democratica.
Nel febbraio 1989, la polizia disperse un raduno richiedendo la democrazia e la libertà. Ma la Friedensgebete (preghiera per la pace) continuava a crescere e, nella primavera, le autorità consideravano le riunioni di preghiera come una minaccia. L’accesso alla chiesa per le macchine furono bloccate. Anche le uscite d’autostrada più vicine erano sottomesse a controlli di vasta scala o chiuse.
Nell’autunno del 1989, il movimento avvicinò il suo apice. La Nikolaikirche rimase aperta a tutti: i veri adoratori, gli scontenti, i curiosi, la Stasi ed i suoi collaboratori, tutti radunati sotto le braccia stese di Gesù crocefisso e risorto. Dei fiori ornavano le finestre della chiesa; delle candele si moltiplicavano in tutto l’edificio come segni silenziosi di speranza. Uno spirito di pace regnava dappertutto. Le folle continuarono a radunarsi nella chiesa. Certi richiedevano la libertà di lasciare il paese; altri affermavano la loro volontà di rimanere. Le autorità cercarono di fare pressione sui responsabili della chiesa per annullare le preghiere per la pace. La polizia circondò la chiesa ed iniziò a procedere ad arresti brutali. Ogni lunedì, nuovi arresti erano effettuati, eppure più visitatori affluirono nella chiesa, debordando i suoi 2000 posti.
Il 25 settembre, il pastore Christoph Wonneberger criticò la violenza dello stato nel suo sermone e richiese un cambiamento democratico tramite mezzi pacifici. Alla fine dell’ufficio, la folla fece il giro della tangenziale della città, raccogliendo l’appoggio fino a 8000 persone. Il lunedì successivo, il 2 ottobre, 20000 persone sfilarono fino alla Thomaskirche (Chiesa San Tommaso) localizzata al limite opposto della città, dove li aspettava la polizia antisommossa con scudi, caschi e manganelli.
Provocazioni
Il 7 ottobre era il 40° anniversario della RDT. La polizia invase i manifestanti, arrestandone tanti e portandoli nelle scuderie.
Due giorni dopo, il 9 ottobre, un migliaia di collaboratori della Stasi furono mandati alla Nikolaikirche per ‘impedire le provocazioni’. All’inizio del pomeriggio, 600 di loro presero posizione all’interno della chiesa. A metà del pomeriggio, la chiesa fu piena ed i ritardatari riempirono sette altre chiese del centro storico prima delle ore 17.
Dopo le preghiere, i 2000 fedeli uscirono dall’edificio con le loro candele per essere accolti fuori da 10000 manifestanti per la pace. Dei soldati, paramilitari e poliziotti in attesa iniziarono ad infiltrarsi nella folla, cercando la provocazione, ma nessuno si permise di reagire con la violenza.
Pfarrer (Pastore) Führer ha descritto quel che è successo: “Se portate una candela, avete bisogno di due mani. Dovete impedire alla candela di spegnersi. Non potete tenere una pietra o un bastone in mano. Ed il miracolo è accaduto. Lo spirito di non violenza di Gesù catturò la folla e diventò una potenza materiale, pacifica. Le truppe, i gruppi di milizie industriali, e la polizia furono attratti, si coinvolsero nelle conversazioni poi si ritirarono. Fu una serata nello spirito del nostro Signore Gesù perché non c’era ne vincitore ne vinto, nessuno ha trionfato sull’altro, e nessuno ha perso la faccia.”
Più tardi, il capo della stasi ammise: “Eravamo preparati a tutto, salvo alle preghiere e alle candele.”
Il lunedì successivo, 150000 manifestanti disciplinati attraversarono la città. La settimana successiva erano 300000. Un movimento ispirato dalla preghiera, dagli insegnamenti di Gesù e dal coraggio dei responsabili di chiesa di difendere la verità e la giustizia si diffondeva in tutto il paese.
Nonostante la dichiarazione d’Erich Honecker, il 7 ottobre (nelle commemorazioni del 40° anniversario), secondo la quale il Muro di Berlino durerebbe altri cent’anni, non ha neanche durato un mese di più. I poteri dolci dell’amore, della verità e della giustizia avevano finalmente trionfato sulle espressioni di divisione, d’inganno e d’ingiustizia.
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
www.schumancentre.eu/it