Il 17 giugno 1722, un profugo boemo chiamato Christian David abbatteva il primo albero per iniziare la costruzione di un paesino che diventerà poi conosciuto sotto il nome di Herrnhut.
David aveva guidato un gruppo di fuggitivi dal loro paese d’origine nell’altro lato della Sassonia tedesca, alla ricerca di sicurezza contro le persecuzioni religiose. Sin dalla guerra dei trent’anni, i discendenti spirituali di Jan Hus, il riformatore del quattrocento, furono sforzati di diventare clandestini, di convertisti al cattolicesimo, di perdere la vita o di fuggire dal paese.
Questo era il primo atto nello stabilimento di una cittadina notevole dove i discendenti di questi profughi vivono ancora oggi, vicino ai confini con la Polonia e la Repubblica Ceca, una storia che ho raccontato in un piccolo libro, The little town that blessed the world (prossimamente in italiano). Perché la via per le missioni mondiali passava proprio da questa cittadina. Gli Herrnhutter, o Moravi, erano pionieri delle missioni protestanti, mandando varie centinaia di missionari in luoghi così lontani e difficili come le Caraibi, la Groenlandia e l’Africa, ben prima che William Carey – spesso chiamato padre delle missioni protestanti moderne – se ne vada per l’India en 1793.
La conversione di John Wesley fu generata da membri di questo paesino di passaggio a Londra in rotta per un opera missionaria dagli Indiani in Georgia. A cosa assomiglierebbe l’Inghilterra se non fosse stata toccata dal risveglio wesleyano del settecento, e da tutta la trasformazione sociale che la rivoluzione metodista ha portato al paese che attraeva il mondo nella rivoluzione industriale all’epoca?
Ordinario
Nessuno, passando per la strada che attraversa i boschi, il giorno in cui David metteva l’ascia sull’albero, avrebbe riconosciuto lì una prima tappa d’un sviluppo di significato mondiale. Zaccaria aveva visto l’inizio dell’opera di Zorobabel nella costruzione del tempio, e sentito il Signore dire: “Non disprezzare questi piccoli inizi, perché il Signore si rallegra di vedere l’opera iniziare, di vedere il filo di piombo nella mano di Zorobabel.”(Zac 4:10 – traduzione diretta dalla New Living Translation inglese). Oppure di vedere l’ascia nella mano di Christian David. Quanto ordinario! Eppure così significativo!
Perché Zaccaria aveva pure sentito il Signore dire: “Non per potenza né per forza, ma per il mio Spirito” (Zac. 4:6)
Per noi, nel Centro Schuman, il 17 giugno di questa settimana marca un giorno significativo, un giorno di piccoli inizi. Perché in quel giorno, la prima ammissione di studenti per il programma di master in leadership di missioni e in studi europei è iniziata, un progetto reso possibile grazie ai lettori del Pensiero della Settimana che hanno risposto alla nostra chiamata l’anno scorso. E per questo, ne sono molto riconoscente.
Da quando abbiamo iniziato il Centro Schuman per gli Studi europei nel 2010, abbiamo cercato vari modi di collegare i nostri insegnamenti con istituzioni riconosciute affinché l’eredità possa essere preservata. La pietra miliare di questa settimana rappresenta il primo programma di master universitario in partenariato con la Youth With a Mission (per quanto io sappia) che sarà riconosciuto dal Processo di Bologna, un accordo paneuropeo coinvolgendo 48 nazioni con lo scopo di unificare gli standard e la qualità delle qualificazioni dell’insegnamento superiore.
Il diploma è offerto dal ForMission College di Birmingham (Regno Unito), e convalidato dall’Università Newman, anche a Birmingham. Il Centro Schuman facilita tre moduli sugli studi europei per completare altri tre moduli in leadership di missioni che gli studenti devono compiere con una tesi.
Onnipresente
Nel corso degli ultimi due mesi, ho scritto dei manuali di studi per il primo modulo sul ‘modellamento dell’Europa’, e sono stato nuovamente affascinato dal ruolo notevole della Bibbia nella trasformazione, sia del sud ‘civilizzato’ sia del nord ‘barbaro’; nell’apparizione delle comunità monastiche – i pilastri della società emergente dopo la caduta di Roma – portando alle città e alle università alla fine del Medioevo; promuovendo il Rinascimento e, ovviamente, la Riforma; influendo i risvegli del settecento e dell’ottocento. Anche la cosiddetta era secolare, iniziando con la rivoluzione francese, non poteva fuggire dall’influenza onnipresente delle Sacre Scritture giudeocristiane quando le opzioni politiche emersero per difendere la libertà (liberalismo), l’uguaglianza (socialismo), o la fratellanza (nazionalismo), sviluppandosi in regioni politiche con i loro messaggi propri di salvezza contro i mali sociali.
La Bibbia è stata ovviamente anche mal usata da (pseudo-) cristiani di ogni lato e colore nel corso dei secoli, in particolare nel ventesimo secolo, come Philip Jenkins lo rivela nel suo trattamento della motivazione religiosa delle parti bellicose in quel che chiama ‘The great and Holy war’ (La grande e santa guerra).
Eppure, non esiste un momento della storia d’Europa in cui la Bibbia non ha giocato un ruolo critico. Dietro alla nascita del progetto europeo dopo la seconda guerra mondiale, e l’implosione del comunismo quarant’anni dopo, quando il secolarismo sembrava regnare, il ruolo restauratore della Bibbia era chiaramente tangibile.
Recuperare questa storia è tutto l’obiettivo di questo programma. Piccoli inizi forse. Come il filo a piombo. O un’ascia.