Un avvertimento della Settimana santa

Aprile 6, 2020

Questa Domenica delle Palme fu di natura diversa, con le porte di chiese chiuse nel mondo intero. Nessun corteo di bambini con palme nelle chiese, ad esempio, nonostante gli sforzi creativi effettuati per celebrare sulla rete.

Con più tempo per riflettere del solito, consideriamo un aspetto della settimana santa spesso trascurato, il quale offre una lezione opportuna per noi in Europa e altrove oggigiorno.

Mentre la folla acclamava Gesù arrivando a Gerusalemme, Egli non stava probabilmente pensando a ciò che stava per accadergli, secondo la descrizione di Matteo, capitolo 21. Gesù menziona la sua morte imminente solo cinque capitoli dopo, due giorni prima della Pasqua.

Leggete i suoi atti e le sue parabole nei capitoli 21 & 22: la purificazione del tempio, la maledizione del fico, la parabola dei due figli, la parabola dei vignaioli, seguita dalla parabola della festa delle nozze. Nessuna di queste si focalizza sulla sua morte prossima. Leggete i sette mali pronunziati nel capitolo 23 sui Farisei che Egli chiama serpenti e razza di vipere, e l’avvertimento serio della casa che diventa devastata: Gerusalemme e il tempio saranno distrutti, precisa Gesù nel capitolo 24 ai suoi discepoli increduli.

Finora, Gesù ha fatto un solo riferimento velato sulla sua morte prossima: la storia dei vignaioli che uccisero il figlio del maestro. Invece di questo, Egli parla del suo desiderio di radunare i figli di Gerusalemme, ma non lo vogliono. Anche se, prima del suo arrivo a Gerusalemme, parlò tre volte (16:21, 17:22, 20:17) della sua sofferenza e della sua morte imminente ai suoi discepoli, non c’è menzione di questa fino a poche ore prima del suo arresto.

Filo conduttore

Quindi, cosa preoccupa i suoi pensieri? Qual è il filo conduttore attraverso queste storie e questi atti? È sicuramente il destino d’Israele e degli Ebrei che non hanno riconosciuto il giorno della loro visita. Considerate:

  • La purificazione del tempio: una casa di preghiera per tutti i popoli trasformata in centro commerciale, rappresentava il giudizio di un popolo che aveva dimenticato perché fu scelto: per essere una luce per i pagani.
  • Il fico era maledetto perché era infruttifero. Quale frutto Israele avrebbe dovuto portare?
  • Chi era il figlio minore che accettò di fare la volontà del padre, ma non la fece: gli Ebrei? E il figlio maggiore che rifiutò inizialmente ma poi obbedì: i pagani?
  • La festa delle nozze racconta la storia dei conviti (gli ebrei) che erano troppo occupati per venire; i proscritti (leggete i pagani) furono poi invitati.

Il passaggio chiave sembra essere la storia dei vignaioli malvagi (21:33-46), che uccisero i messaggeri del maestro e poi il suo proprio figli, sperando di ereditare la proprietà. Gesù chiede alla folla di giudicare: “Cosa farà il maestro a questi vignaioli?” Tutti sapevano la risposta: “Egli farà perire miseramente quegli scellerati, e affiderà la vigna ad altri vignaioli, i quali gli renderanno i frutti a suo tempo.”

“Esattamente!” risponde in pratica Gesù, aggiungendo poi: “Perciò vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente che lo farà fruttificare.”

I versetti più tristi

Pensate. Questi sono forse fra i versetti più tristi del Nuovo Testamento! Mentre Paolo dà la speranza per Israele e per gli Ebrei in Romani capitoli 9 e 11, Gesù, in verità non lo fa.

Incredibilmente, Gesù non è qui preoccupato dalla sua sofferenza personale imminente. Si focalizza invece sull’opportunità persa per il suo popolo e sulle conseguenze tragiche.

Cosa c’entra con noi in Europa oggi?

L’ondata di nazionalismo attuale può tentarci di ripetere l’insufficienza tragica d’Israele: l’etnocentrismo. Invece di adottare gli obiettivi di Dio per tutti i popoli, Israele si focalizzava di essere la Prescelta. Dimenticò la ragione per la quale fu scelta: per benedire tutti i popoli del mondo, e per essere una luce per tutti i popoli. Troppo spesso, adottavano una politica ‘Prima Israele’.

Nel capitolo 24, Gesù descrive la Grande Commissione come la buona novella del regno di Dio essendo condiviso fra tutti i popoli del mondo. Anche i discepoli non l’hanno capito all’inizio. Quando Gesù apparve loro dopo la Risurrezione, gli chiesero effettivamente: “Signore, è in questo tempo che ristabilirai il regno a Israele?” (Atti 1:6).

Ecco un avvertimento per noi tutti, quando siamo tentati di adottare il nazionalismo religioso e di mantenere le distanze con gli stranieri ‘per preservare la nostra eredità cristiana’. Il vangelo è inclusivo, destinato a tutti i popoli. Siamo dei popoli migliori quando siamo coinvolti per il benessere degli altri, cioè per ‘amare il nostro prossimo’. In particolare in questo tempo di crisi mondiale, dobbiamo cercare il bene comune.

Che la settimana santa ci rammenti che il futuro della chiesa è multiculturale, adottando ogni nazione, tribù, popolo e lingua.




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