L’ottavo di una serie di progetti di capitoli per un libro da salotto illustrato e di stile popolare sul modo in cui la Bibbia ha modellato molti aspetti delle nostre vite occidentali.
L’educazione odierna è ampiamente considerata essere il dominio dei governi secolari. L’educazione obbligatoria ed universale va semplicemente scontata. Ma come si sono sviluppate queste idee? E quale ruolo la Bibbia ha avuto nella posa delle fondamenta dell’educazione come la conosciamo oggi?
La prima società umana a valorizzare l’educazione per tutti era la nazione appena liberata d’Israele, come possiamo leggere nella Torah, cioè i libri di Mosè: “Inculcherai (queste parole) ai tuoi figli” – (Deuteronomio 6:7). Così Israele diventò la prima società alfabetizzata al mondo, Un’eredità ricca derivata dallo straordinario contributo ebreo in così tanti domini di conoscenza, fino ad oggi.
Con le sue radici ebree, il Cristianesimo primitivo sottolineava pure il ruolo dell’insegnamento sia negli affari della Chiesa sia nella vita quotidiana. Mentre la Grecia e Roma producevano di certo dei pensatori e degli insegnanti notevoli, l’educazione era riservata per la classe superiore e per i maschi. I Cristiani, diventati conosciuti come “gente del Libro”, aprirono delle sessioni d’insegnamento sia per le ragazze sia per i ragazzi. Le scuole catechistiche, dove uomini e donne erano istruiti tramite sessioni di domande e risposte orali, si diffusero a Roma, ad Efeso e ad Alessandria, luoghi associati a notevoli padri della Chiesa primitiva quali Clemente, Origene ed Atanasio. Oltre alla dottrina cristiana, queste scuole iniziarono ad insegnare la matematica, la medicina e la grammatica. All’inizio del quinto secolo, Agostino d’Ippona poteva dire che le donne cristiane erano spesso meglio informate nelle questioni spirituali rispetto ai filosofi pagani.
Le scuole episcopali si svilupparono più tardi nel primo millennio, incorporando il curriculum classico nella struttura teologica cristiana, almeno per i sacerdoti tirocinanti e per i funzionari pubblici. Carlo Magno nominò il monaco anglo-celtico Alcuino di York, nell’ambito di promuovere l’educazione in tutto il Sacro Romano Impero all’inizio del 9° secolo, una sperimentazione effimera che puntava però verso le cose a venire.
I monasteri, diffondendosi dall’Egitto, attraverso la Gallia fino all’Irlanda, e poi in tutto il continente europeo, salvarono dei manoscritti inestimabili dalla devastazione barbarica. Dalle loro scrittorie e biblioteche, i monaci eruditi irlandesi introdussero la comprensione e la conoscenza ai popoli nuovamente convertiti, e furono conosciuti come ”formatori di discepoli dei rei ed insegnanti delle nazioni”.
Le università europee si svilupparono dai monasteri, prima a Bologna e Parigi, poi ad Oxford e Cambridge (alla fine del 12° secolo ed all’inizio del Duecento). I titoli ufficiali – quali prevosto e decano –, gli abiti accademici, l’architettura dei collegi ed i servizi di cappelle sono tutti ricordi delle origini monastiche dell’università. Fino ad oggi, il motto di Oxford è: Dominus illuminatio mea (Il Signore è la mia luce, Salmo 27).
Johannes Cele, dei Fratelli della vita comune, iniziò delle scuole per poveri e ricchi a Zwolle e Deventer (in Olanda), l’asse intellettuale del Nord Europa prima della Riforma. Queste scuole erano considerate le migliori di tutto il mondo. Insistendo sul fatto che l’educazione era essenzialmente incentrata sulle norme e sui valori, non sui fatti e sulle cifre, Cele sviluppò lo stile di scuola superiore, il ginnasio, per poi diffondersi in Germania ed in Francia (collège). Le innovazioni radicali comprendevano l’impostazione di alunni in aule secondo l’età, gli esami, ed il tutoraggio degli alunni più giovani da quegli più anziani. Tommaso da Kempis, il Papa Adriano ed Erasmo frequentarono queste scuole.
Riformatori come Lutero e Calvino insistevano nel rendere la Bibbia disponibile per tutti, un’idea temuta (non irragionevolmente) dalla gerarchia cattolica dell’epoca, come un invito all’anarchia. I riformatori volevano che il popolo potesse non soltanto capire la Bibbia ma anche il libro delle opere di Dio, cioè il creato. Favorivano inoltre l’educazione per bambini e bambine di tutte le classi sociali, ed argomentavano affinché le scuole pubbliche siano sostenute dalle tasse. Questo aprì le porte rispettivamente alle Deutsche Volkschule (scuole pubbliche tedesche) e all’Accademia di Ginevra, un’istituzione molto avanzata per la sua epoca ed un modello per le scuole in Scozia, in Olanda ed in America.
Giovanni Amos Comenio, chiamato il “padre dell’educazione moderna”, era un vescovo dell’Antica Chiesa morava. La sua pedagogia era ispirata da una visione biblica del mondo. Tutta la conoscenza era la verità di Dio. L’educazione doveva essere universale. Le scuole erano delle “officine dell’umanità”. Le lezioni dovevano essere tratte dal creato di Dio. Comenio sviluppò il primo libro illustrato per bambini al mondo.
Friedrich Froebel, un figlio di pastore luterano tedesco, sviluppò il kindergarten (asilo nido) in quanto spazio dove i giovani bambini potevano essere nutriti come piante in un giardino – un concetto adesso diffuso in tutto il mondo industrializzato.
In Inghilterra, Robert Raikes iniziò le scuole domenicali per offrire l’educazione ai bambini nell’unico giorno in cui non lavoravano nelle miniere, nei campi o nelle fabbriche. Questo movimento si diffuse rapidamente in tutta la nazione ed insegnò la Bibbia e la lettura ad un quarto dei bambini della nazioni al suo apice. Questo preparò l’introduzione delle leggi del 1870, fornendo l’educazione per tutti in Inghilterra, sostenute dal Quacchero William Forster.
Francamente, è difficile immaginare come sarebbe l’educazione odierna senza l’influenza onnipresente della Bibbia.