Questo mese è stato segnato dal 29° anniversario della caduta del Muro di Berlino (9 novembre) e della Rivoluzione di velluto in Cecoslovacchia (17 novembre), due eventi che hanno catalizzato il crollo del sistema comunista.
Nel 1989, i titoli del mondo intero annunciavano la notizia incredibile che il Muro era caduto. Le folle euforiche celebravano per le strade. La società libera pluralistica d’Occidente aveva vinto! I regimi marxisti in altri stati satelliti d’Europa centrale e dell’est sono caduti come un gioco di domino, e finalmente l’Unione sovietica stessa si scompose.
Tuttavia, meno di tre decenni più tardi, i titoli ci dicono oggi che è la verità ad essere caduta.
“Nel mondo di oggi, la verità perde”, annunciava il Washington Post. L’Oxford Dictionary (dizionario Oxford) scelse come parola dell’anno 2016 ‘post-truth’ (post-verità). Da quell’anno, abbiamo visto dei dirigenti politici salire al potere in America, sia del nord sia del sud, e in tutta l’Europa fino alla Russia ed alla Turchia, che mettono la verità da parte, come un’inconvenienza secondaria.
Le parole del profeta Isaia suonano minacciosamente come vere oggi: la verità, infatti, soccombe sulla piazza pubblica e il diritto non riesce ad avvicinarvisi. La verità è scomparsa, e chi si allontana dal male si espone a essere spogliato. (Isaia 59:14-15, Nuova Riveduta 2006)
Cos’è accaduto?
Cos’è accaduto perché questo apparente trionfo del liberalismo secolare sia stato trasformato in un clima di paura, d’incertezza, di polarizzazione, di notizie fasulle e di sfiducia?
Nel 1991, Lesslie Newbigin avvertiva contro i problemi multipli del pluralismo. Mentre altri contrastavano il pluralismo della società libera con il totalitarismo, come si contrasta la luce con le tenebre, egli scriveva: “Il pluralismo totale, nel quale non esiste criteri in base ai quali vari stili di vita possono essere valutati, nel quale vari tipi di discriminazione tra norme culturali, in quanto migliori peggiori, sono vietati, nel quale non c’è verità ma soltanto ‘ciò che sembra rilevante per me’, conduce all’anomia, alla perdizione, ad una vita senza senso in un mondo senza senso” (Truth to tell, WCC Publications, Ginevra, 1991, pg.55)
Il Marxismo, rivendicando di essere obiettivamente scientificamente vero, rivendicava quindi il diritto d’imporsi come dottrina pubblica controllando tutti i settori della vita, egli argomentava. Abbiamo visto le conseguenze disastrose di un’obiettività fasulla e applaudito il suo crollo. Eppure, anche quando le folle stavano ancora celebrando la vittoria nella Guerra fredda, egli avvisava del “pericolo di crollare in un falso soggettivismo nel quale non vi sono criteri ma nel quale tutto va”.
Oggi, la verità è caduta nel soggettivismo. L’onestà è tagliata fuori. Chi prende posizione per la verità è preso in giro e ignorato. Come potremmo quindi rispondere?
Nel recente anniversario della Rivoluzione di Velluto, ero a Praga con 170 partecipanti del movimento Insieme per l’Europa provenienti da tante nazioni d’Europa, dell’est e dell’ovest. Lì, ho condiviso una meditazione sulle lezioni dagli eroi cechi sul modo in cui vivere in un mondo ‘post-verità’.
Jan Hus, bruciato al rogo in quanto eretico nel 1415 durante il Concilio di Costanza, è onorato sulla Piazza della Vecchia Città di Praga con un monumento impressionante, pagato da donazioni pubbliche durante la Prima Guerra mondiale, per segnare il 500° anniversario della sua morte. Un secolo prima di Lutero, Hus prese posizione per la verità contro gli abusi e le distorsioni dottrinali della Chiesa dell’epoca. Anche quando era di fronte alla sua morte a Costanza, egli esortava i suoi discepoli a Praga di “cercare la verità, sentire la verità, imparare la verità, amare la verità, pronunciare la verità, aderire alla verità, difenderla fino alla morte, perché la verità vi libererà.”
La verità prevale
Ai piedi del memoriale di Hus a Praga si trova la celebre frase attribuita al riformatore: “La verità prevale”. Questo motto fu adottato dal primo Presidente della Cecoslovacchia nel 1918, Tomas Masaryk, e poi ancora dal primo Presidente di una Cecoslovacchia democratica dopo la Rivoluzione di Velluto, Vaclav Havel.
Havel è un altro eroe ceco da chi possiamo imparare a vivere in un mondo post-verità. In ciò che fu un saggio famoso, Il potere dei senza potere, il drammaturgo dissidente esortava i suoi compatrioti vivendo sotto la falsa obiettività scientifica del marxismo: Non vivere la menzogna!” In un linguaggio diventando di nuovo rilevante, questa volta per l’Occidente, Havel martellava ripetutamente che la verità e l’amore dovevano prevalere sulle menzogne e l’odio.
Havel era un membro fondatore del movimento della Charta 77, il quale motto era: La verità prevale per chi vive nella verità. Imprigionato più volte per aver preso posizione per la verità, Havel si ritrovò nel 1989 spinto nella direzione della Rivoluzione di Velluto e praticamente trasportato fino al vertice del palazzo presidenziale per diventare il nuovo dirigente della nazione.
Nelle loro parole e vite, Hus e Havel ci sfidano nel nostro mondo post-verità ed attraverso le nostre vite quotidiane di prendere posizione per la verità, di cercare la verità, di pronunciare la verità, di amare la verità – perché la verità ci libererà.