E se il Parlamento europeo s’impantanasse con lo stesso genere d’impasse che abbiamo visto di recente a Westminster? Questo potrebbe essere l’esito delle elezioni del Parlamento europeo di questa settimana, probabilmente le più cruciali dei suoi quarant’anni d’esistenza. Tanto è in gioco in questa fase decisiva per il futuro dell’Europa.
La Brexit ha costretto tutti a considerare i vantaggi e gli svantaggi dell’Unione europea. In tutta l’Europa, i continentali hanno guardato con stupore i britannici, di solito così ragionevoli, pasticciare clamorosamente. Un buon risultato è che questa debacle ha tacitato le voci per una Frexit, una Nexit, ecc., almeno finora.
Tuttavia, i nazionalisti anti-europeisti hanno ormai cambiato la loro tattica ‘europeizzando’ le loro strategie anti-europee. Quando l’effetto domino della Brexit così tanto sperato, nel quale altre nazioni avrebbero seguito i britannici verso l’uscita, non si è materializzata, gli anti-europeisti si sono acquietati con l’idea di uscire dall’Unione europea e dall’Euro, e richiedono adesso “Un’Europa delle nazioni”.
Questa strategia anti-europea ‘europeizzata’ era apparente quest’ultimo settimana, quando Matteo Salvini, il ministro italiano dell’interno, dirigente del partito d’estrema destra Lega, ha dichiarato a Milano che ‘l’élite europea’ aveva tradito i padri fondatori. Sul palco con l’olandese Geert Wilders e la francese Marine Le Pen, ha poi lanciato un appello per ‘un’Europa delle nazioni’, cioè un’Europa di nazioni sovrane, come se lui e i suoi alleati restaurerebbero la visione dei padri fondatori!! Questo è tutto salvo quel che i padri fondatori – Schuman, Adenauer, De Gasperi e Monnet – avevano in testa. Una tale visione è una ricetta a lungo termine per dei conflitti costanti perché significherebbe un ritorno allo statu quo dell’anteguerra di stati nazioni in competizione.
Quel che è capitato con il referendum della Brexit potrebbe riprodursi. Gli anti-europeisti bocciando lo statu quo potrebbero mobilitare un numero significativo ad andare a votare, mentre una maggioranza silenziosa non si presenterebbe agli uffici elettorali. Il risultato potrebbe essere un Parlamento europeo con magari poco più di un terzo dei seggi occupati dagli anti-europeisti. Anche se non hanno tutti la stessa opinione su tutte le questioni, i partiti anti-europeisti potrebbero avere abbastanza seggi per formare un blocco tattico sostenendo l’abolizione delle sanzioni contro la Russia, l’elevazione di più barriere contro i migranti e il rallentamento di tanti processi del Parlamento europeo, creando il tipo d’impasse che abbiamo visto di recente a Westminster. (Vedi qui sotto la tabella del Consiglio europeo delle relazioni estere – solo in inglese)
L’effetto potrebbe essere paralizzante. Proprio nel momento in cui l’Europa ha bisogno di rafforzare il suo peso a livello mondiale, la sua capacità di difendere i cittadini dell’Unione europea contro le minacce esterne sarebbe messa in pericolo. Gli europei hanno già abbastanza preoccupazioni esterne con Donald Trump che decostruisce l’ordine internazionale, Vladimir Putin che cerca di pregiudicare i sistemi politici europei attraverso una campagna di disinformazione su larga scala ed i cinesi che s’immischiano sui mercati delle telecomunicazioni con una capacità potenziale di rete di spionaggio.
C’è comunque un punto nel quale possiamo affermare che la visione dei padri fondatori di una ‘comunità di popoli profondamente radicata nei valori cristiani’ non è stata seguita fedelmente, come lo scrivevo in Deeply Rooted (prossimamente in italiano). Questo era un progetto che aveva la priorità della ricerca del bene comune per tutti, e non ogni nazione cercando il suo interesse. Questo doveva essere un processo graduale, trasparente e democratico.
Quel che è seducente per tanti cristiani, è che i politici come Salvini, Orban e Wilders parlano di restaurare le fondazioni giudeocristiane, ma intendono le vecchie identità politiche e culturali. Non intendono i valori d’inclusione, di perdono e di riconciliazione, di prendere cura degli stranieri, dei poveri e dei vulnerabili, della dignità e dei diritti di ogni persona.
Non lasciamoci intrappolare come tanti britannici non votanti delusi dopo il referendum. Votiamo per chi valorizza un’Europa di partenariato, di cooperazione, d’interdipendenza, di rispetto, d’apertura, di compassione, di pace, d’uguaglianza e di libertà.