Un’economista di Dublino dava il suo parere sulla Brexit in un documentario sull’Irlanda che guardavo durante questo fine settimana. “Noi Irlandesi siamo sempre stati i perdenti”, egli diceva, “e quindi possiamo compatire più facilmente con gli altri. Abbiamo sempre sofferto d’un complesso d’inferiorità.”
I Britannici, invece, sono sempre stati abituati ad avere la meglio, egli continuava, da conquistatori, imperialisti e dirigenti coloniali. Hanno tuttora un complesso di superiorità. Ecco perché era difficile per loro far parte dell’Unione europea ed essere soltanto una nazione fra tante altre, ed è perché pensano che possono agire da soli. Ma non hanno realizzato quanto il mondo è cambiato, egli notava.
Dovevamo aspettarci un commento del genere da un economista irlandese.
Ciò che mi ha colpito però era che il suo commento avrebbe potuto descrivere l’atteggiamento degli Europei nel mondo. Noi Europei abbiamo difficoltà discernere i cambiamenti di potere che accadono nel nostro mondo in evoluzione rapida. Gli Europei si sono sempre sentiti al centro degli sviluppi mondiali, esportando la civilizzazione e gli sviluppi industriali nel mondo intero, mostrando ad altre nazioni come far funzionare i loro governi, creare lo stato di diritto e manifatturare prodotti di qualità (senza parlare come iniziare rivoluzioni e guerre mondiali…).
Anche con il trasferimento di potenza mondiale verso l’altro lato dell’Atlantico sin dalla seconda guerra mondiale, l’Europa era rimasta il teatro della guerra fredda e della sua fine spettacolare.
‘La Fede è l’Europa’
Dalla prospettiva della Cristianità, l’Europa era ancora la sede della chiesa cattolica romana presieduta da papi europei sin dall’ottavo secolo. Anche il pontefice attuale, ampiamente applaudito come primo Vescovo di Roma non europeo, è figlio di genitori italiani. Quante volte è stato detto che ‘l’Europa è la Cristianità, e la Cristianità è l’Europa’?! O, secondo le parole dello scrittore poeta Hilaire Belloc ‘La Fede è l’Europa, e l’Europa è la Fede’.
L’Europa fu il teatro della Riforma (senza parlare delle guerre religiosi consecutivi). Era logico che la Conferenza missionaria mondiale del 1910 sia organizzata in Europa, precisamente ad Edimburgo, con soltanto 18 non occidentali fra oltre 1200 delegati provenienti principalmente dal Nord America e dall’Europa settentrionale. Forse era anche logico che la riunione inaugurale del Consiglio Mondiale delle Chiese sia stata organizzata ad Amsterdam nel 1948.
Eppure, la fede cristiana non è mai stata intrinsecamente europea, e nel corso della mia vita, tutto è cambiato. Il baricentro del cristianesimo mondiale si è spostato. Ciò che iniziò a Gerusalemme e si spostò velocemente verso Antioca, Atene e Roma, non si è soltanto spostato dall’altro lato dell’Atlantico, ma si è ormai diffuso negli emisferi meridionali e orientali: verso l’America latina, l’Africa e l’Asia dove cresce in modo esplosivo.
L’ampiezza di ciò che accade è ampiamente nascosto da chi fra di noi vive in una cultura postcristiana. Soffriamo di ciò che potremmo chiamare ‘visione Eurotunnel’. Le nostre notizie sono eurocentriche, se non centrate sulle nostre nazioni o sulle personalità mediatiche. Assorbiti dalle statistiche in declino di partecipazione in chiesa, siamo stati troppo preoccupati con i nostri problemi di restringimento per poter notare che la Fede è ormai l’Africa, l’Asia e l’America latina.
Numeri enormi
Non esiste in Europa delle chiese, ad esempio, sulla scala della Chiesa del pieno Vangelo Yoido a Seul, in Corea, il cui pastore è David Yonggi Cho, con un numero d’aderenti più elevato della popolazione di Amsterdam! Ho sperimentato personalmente il numero enorme di persone della congregazione sistemandosi velocemente nell’enorme auditorium come tifosi di calcio ben educati, dopo che la congregazione del servizio precedente si è dispersa efficacemente; solo uno dei numerosi servizi a ripetizione organizzati ogni fine settimana.
Il responsabile cattolico carismatico Ralph Martin, che incontrai per la prima nel 1975, rivendicava due decenni fa che in tutta la storia umana, nessun’altro movimento umano volontario apolitico, non militante, era cresciuto così velocemente come il movimento pentecostale-carismatico dei 25 anni precedenti. Il Cardinale Kasper, ex capo del Consiglio pontificale dell’unità cristiana, stimava un decennio fa che c’erano circa 600 milioni di cristiani pentecostali e carismatici, più d’un quarto di tutti i cristiani nel mondo, e più di tutta la popolazione dell’Unione europea.
La crescita più inaspettata e più stupefacente è stata in Africa, dove in 50 anni, i cristiani sono quadruplicati con circa 600 milioni di persone, e duplicati nel corso degli ultimi due decenni! La maggioranza di questa crescita si opera nelle chiese indigene. Eppure, anche le chiese di comunione anglicana in Africa hanno vari milioni di membri in più di tutte le chiese sorelle in Gran Bretagna, in Europa e negli Stati Uniti. La Nigeria conta vari auditorium di chiesa contenendo da 40000 a 500000 posti!
Da qui al 2050, la popolazione della Nigeria sarà più numerosa di quella degli Stati Uniti. Da qui al 2100, sarà la terza più grande nazione al mondo, dietro all’India e la Cina, e avrà più cristiani (e musulmani) rispetto ad ogni altro paese al mondo.
Tutto questo per dire che noi, Europei, dobbiamo confrontare i nostri atteggiamenti ben radicati di superiorità, rompere con la nostra visione Eurotunnel ed essere preparati ad imparare dalle chiese non occidentali in crescita.