L’undicesimo di una serie di progetti di capitoli per un libro da salotto illustrato e di stile popolare sul modo in cui la Bibbia ha modellato molti aspetti delle nostre vite occidentali.
Qual è stata l’influenza della Bibbia sullo sviluppo dell’etica e della morale nella società occidentale?
Etica e morale sono due parole spesso usate in modo intercambiabile. Sono entrambe legate al carattere ‘giusto’ o ‘sbagliato’ della condotta. Tuttavia, sono due parole, difatti, diverse.
L’etica, dalla parola greca ethos significando ‘carattere’, si riferisce alle regole provenienti da una fonte esterna di un sistema sociale, quali il luogo di lavoro, una religione o una professione. La morale si riferisce ai principi personali di bene e di male. La parola deriva dalle parole latine moralis, mos, mores, significando ‘usanza’.
Le società hanno sviluppato vari codici d’etica e di morale ben prima che la Bibbia sia stata completata. Il concetto di legge naturale fu esposto dai Greci (per es. Aristotele) e dai Romani (per es. Cicerone), usando la ragione per dedurre le regole del comportamento morale dalla natura o dal creato di Dio. Il Giuramento di Ippocrate, per esempio, è un codice d’etica per i medici e per le infermiere risalente al quarto o quinto secolo a.C.
Paolo, scrivendo ai Romani, riconosce il concetto come una bussola morale intrinseca: “quando i gentili, che non hanno la legge, fanno per natura le cose della legge, essi… dimostrano che l’opera della legge è scritta nei loro cuori per la testimonianza che rende la loro coscienza, e perché i loro pensieri si scusano o anche si accusano a vicenda.” (Romani 2:14-15)
Con la Cristianizzazione dei popoli europei nella maggior parte del primo millennio, la Bibbia introdusse una comprensione di Dio e degli uomini che trasformò le visioni del mondo dei Greci, dei Latini, dei Celti, dei Franchi, degli Slavi, dei Vichinghi… praticamente di tutti gli Europei. Il fatto che gli umani erano creati con una dignità intrinseca, a immagine di Dio, possedendo l’uguaglianza morale di fronte a Dio, comportava delle implicazioni profonde per la vita sociale.
I ‘barbari’ gentili diventarono esposti al codice morale ebraico che conosciamo come i Dieci Comandamenti. Questi potevano semplicemente essere dieci verbi, Dieci Parole, ognuna con un prefisso negativo: qualcosa come ‘No-idoli’, ‘No-omicidio’, ‘No-adulterio’, ‘no-furto’, ‘no-menzogna’, ‘No-concupire’,… facilmente contabili con le dita. Come lo scrive Thomas Cahill: “Sono stati ricevuti da miliardi di persone, come ragionevoli, necessari, persino inalterabili perché sono scritti sui cuori umani e lo sono sempre stati. Erano sempre lì, nel cuore intimo della persona umana – nel profondo silenzio che ognuno di noi porta dentro.”
Gesù riaffermò la sintesi di questo codice in due parti come trovato nella Torah (Deuteronomio 6:4-9 e Levitico 19:18), cioè amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza, ed amare il prossimo come se stesso. L’amore per Dio e per il prossimo erano intrecciati. Senza l’amore per Dio, quali basi esisterebbero per amare il prossimo?
I Padri della Chiesa primitiva, da Giustino Martire ad Agostino d’Ippona, traevano la loro etica dalla Bibbia, ma anche dai principi della filosofia greca e dal Giudaismo ellenico. I filosofi cristiani medievali, come Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, mentre si basavano su Aristotele, consideravano che, siccome la ragione umana non poteva pienamente comprendere la legge eterna, questa aveva bisogno di essere completata dalla legge divina rivelata.
I Riformatori quali Lutero e Calvino si avviarono a costruire un sistema etico solamente sulle Scritture. Per Calvino, l’intera natura umana era corrotta dal peccato. Come Lutero, egli non riteneva la ragione come una guida affidabile per la condotta umana e rifiutava il punto di vista della filosofia classica e del scolasticismo medievale.
Altri Protestanti invece, quali il collaboratore vicino di Lutero, Filippo Melantone, traeva ancora dalla filosofia aristotelica; l’Arminiano olandese Ugo Grozio basava le sue fondamenta per la legge internazionale sulla legge naturale.
Teisti ed atei odierni dibattono ancora se l’etica e la morale hanno o meno delle basi sufficienti senza Dio. L’autore russo Fëdor Dostoevskij, lui stesso credente, enunciava la domanda: “Perché dovrei vivere rettamente e fare delle opere buone, se muoio interamente sulla terra? Se non c’è Dio, allora tutto è la mia volontà e devo esprimere la mia volontà.” Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche diceva: siccome Dio era morto, solo il potere era giusto.
L’influenza della Bibbia sull’eredità morale occidentale può essere confermata da fonti sorprendenti. Il conduttore di documentari della BBC, Niall Ferguson, cita degli studiosi dell’Accademia cinese di Scienze Sociali, che indagarono per trovare le ragioni del dominio occidentale mondiale. Dopo aver considerato le armi, la politica e l’economia occidentali, essi conclusero che ‘il cuore della vostra cultura era la vostra religione: il Cristianesimo. Le fondamenta morali cristiane della vita sociale e culturale erano ciò che rese possibile l’emergenza del capitalismo, e poi la transizione riuscita verso la politica democratica.”
La nostra ultima parola spetta al filosofo secolare tedesco Jürgen Habermas: “l’egualitarismo universale, dal quale sorsero gli ideali della libertà ed una vita collettiva in solidarietà, la condotta autonoma della vita e l’emancipazione, la moralità di coscienza individuale, i diritti umani e la democrazia, è l’eredità diretta dell’etica giudaica di giustizia e dell’etica cristiana d’amore.”