Uno di noi

Dicembre 3, 2018

Celebrare l’Avvento – come un tempo d’attesa e di preparazione sia per la celebrazione della natività di Gesù sia per il suo ritorno alla Seconda venuta – è semplicemente ‘follia per i Greci’ dell’epoca di Paolo e per gli Europei secolari della nostra epoca.

Ha così tanto senso da rischiare la propria vita per portare la storia dell’incarnazione di Dio in una persona umana alle tribù isolate di cannibali, di cacciatori di teste e di animisti. Ciò implica per tanti dei nostri contemporanei il peccato della discriminazione tra stili di vita e norme culturali.

La settimana scorsa, la BBC ha pubblicato un articolo chiedendo se i missionari causavano più male che bene, stimolato dall’uccisione di un giovane Cristiano americano da una tribù isolata in un’isola remota dell’Oceano indiano appena due settimane fa.

John Allen Chau aveva scritto nella sua ultima lettera ai suoi genitori: “Pensate forse che sono pazzo in tutto questo, ma penso che vale la pena di dichiarare Gesù a questa gente.”

I Sentinelesi sono una delle comunità più impenetrabili al mondo, ed hanno ucciso o tentato di uccidere tanti stranieri che avevano provatoacamminare nella loro isola a 1000 chilometri dell’India continentale, 300 chilometri al sud di Myanmar.

L’articolo della BBC cita la Grande missione che Gesù aveva dato ai suoi discepoli, cioè di formare dei discepoli in tutti i popoli. “Cosa cercano di compiere i missionari?” chiedeva l’articolo. “Sono una forza positiva nel mondo, oppure una presenza indesiderata?”

Dimentichiamo facilmente che la storia dell’Europa è piena di resoconti di quelli che hanno incontrato una morte violenta nei loro sforzi di ubbidire alle istruzioni di Gesù e di portare il vangelo ai nostri antenati europei: come Albano, il primo martire di Gran Bretagna, decapitato nella città romana di Verulamium (oggi Saint Albans); Bonifazio, apostolo dei Tedeschi, ucciso dai Frisoni; e Gellért, apostolo degli Ungari, precipitato da una collina sovrastante il Danubio, in un barile con dei chiodi martellati verso l’interno.

In questa fase della storia, quei popoli che non hanno ancora sentito della storia di Gesù sono, come i Sentinelesi, i più difficili da raggiungere.

Imperialismo?

Intorno al mondo, altri mezzi di informazione, compresi il The New York Times ed il The Guardian hanno pure risposto alla morte di Chau, attirando l’attenzione sia sul popolo dei Sentinelesi sia sugli sforzi dei missionari cristiani intorno al mondo. Mescolando sia il riconoscimento sia la critica delle missioni del passato e del presente, questi articoli risvegliano l’annosa questione di sapere se il lavoro dei missionari era o meno una forma erronea di imperialismo occidentale.

La risposta più completa a questa domanda che conosco è di Robert Woodberry, adesso professore di ricerca all’Università Baylor. Il suo articolo sulle radici missionarie della democrazia liberale (‘Missionary roots of liberal democracy’) argomenta che i missionari erano “un catalizzatore cruciale iniziando lo sviluppo e la diffusione della liberta religiosa, della scolarizzazione di massa, della stampa di massa, dei giornali, delle organizzazioni caritative, e delle riforme coloniali, di conseguenza creando le condizioni che hanno reso possibile la democrazia stabile.”

L’articolo di Woodberry, il quale era apparso nell’American Political Science Review (Rivista americana di Scienze politiche) nel maggio 2012, argomenta che la maggioranza dei scienziati sociali mancano il punto centrale ignorando la religione quando cercano di considerare la crescita e la diffusione della democrazia. Il suo studio dell’associazione delle missioni e della democrazia, basato su un campione di 142 nazioni, contesta la teoria tradizionale della modernizzazione, che la democrazia liberale ed altre trasformazioni sociali legate alla ‘modernità’ si sono sviluppate principalmente come il risultato della razionalità secolare, dello sviluppo economico, dell’urbanizzazione, dell’industrializzazione e dell’espansione dello stato.

Logico

La democrazia non era quindi un trionfo del secolarismo sulla religione, conclude Woodberry, come spesso è rivendicato. Ciò che chiama CP (‘i Protestanti delle conversioni’ che cercavano attivamente di fare dei convertiti) erano un catalizzatore cruciale nello sviluppo e nella diffusione delle innovazioni che hanno reso possibile la democrazia rappresentativa.

Iniziando con l’Europa ed il Nord America come le regioni dove la democrazia rappresentativa era stata prima sviluppata, Woodberry si focalizza dopo sull’Africa, sull’Asia, sull’Oceania e sull’America latina, stabilendo un modello comune, che i CP hanno promosso in modo consistente delle istituzioni pro-democratiche. Invece, altri gruppi provenienti dalle società protestanti di solito non lo facevano, come i colonizzatori, gli imprenditori ed i funzionari coloniali.

Degli eruditi rivendicano che la stampa ed il capitalismo hanno dato nascita alla sfera pubblica, la quale diede dopo nascita alla democrazia. Eppure i CP hanno accelerato lo sviluppo della stampa, dei giornali e della sfera pubblica risultante. In Cina, nel Giappone ed in Corea, dove la stampa era stata sviluppata tra 600 ed 800 anni prima dell’Europa, l’alfabetizzazione per tutti e lo sviluppo dei giornali sonoavvenutisoltanto dopo l’arrivo dei CP. Con i loro convertiti, hanno stampato i primi giornali dell’Asia orientale in cinese, hanno pubblicato i primi giornali privati in giapponese e coreano, e hanno iniziato i giornali nella maggioranza delle altre società non europee.

In modo simile, nell’educazione, i CP hannofavorito l’alfabetizzazione di massa affinché tutti potessero leggere la Bibbia, catalizzando quindi l’educazione di massa a livello mondiale. L’influenza della missione ha costretto il finanziamento dell’educazione nell’India coloniale 20 anni dopo la madre Inghilterra.

Celebrare l’Incarnazione e diffondere la sua storia a tutti in tutto il mondo è un riconoscimento molto logico di un Dio che ha lui stesso rischiato tutto, diventando uno di noi e mostrandoci come vivere.




2 risposte a “Uno di noi”

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